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Kahlil
Gibran
poesie
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Sulle
leggi
Allora un legislatore disse: Che cosa pensi delle nostre
Leggi, maestro?
E lui rispose:
A voi piace emanare leggi,
Ma più ancora vi piace trasgredirle.
Come fanciulli che ostinatamente innalzano per gioco torri di sabbia in
riva
al mare per poi distruggerle con una risata.
Ma intanto che innalzate queste torri, il mare trascina altra sabbia sulla
riva,
E quando le distruggete il mare ride con voi.
In verità, il mare ride sempre con l'innocente.
Ma cosa pensare di quelli per cui le leggi dell'uomo non sono torri di
sabbia e la vita non è un mare,
Bensì una roccia, e la legge uno scalpello con il quale inciderla a
propria somiglianza?
E dello storpio che odia i danzatori?
E del bue che ama il suo giogo e crede l'alce e il cervo della foresta
smarriti e vagabondi?
E della vecchia serpe che non squama più e stima gli altri vergognosi e
nudi?
E di chi va al banchetto nuziale di buon'ora e torna sazio e stanco
definendo ogni banchetto una profanazione e i convitati trasgressori?
Che dirò di loro se non che si stagliano nella luce, ma con la schiena
rivolta al sole?
Essi vedono soltanto la loro ombra, e questa è la loro legge.
E che cos'è il sole per loro se non un seminatore di ombre?
Riconoscere le leggi non è forse chinarsi e tracciare la propria ombra
sulla terra?
Ma voi che camminate rivolti al sole, quali immagini tracciate sulla terra
possono mai trattenervi?
E voi che andate con il vento, quale banderuola dirigerà la vostra corsa?
Quale legge vi legherà se spezzerete il vostro giogo, ma non sulla soglia
di una prigione umana?
Quali leggi temete, se danzerete senza inciampare nelle catene dell'uomo?
E chi vi porterà in giudizio se, spogliandovi dei vostri indumenti,
non li lascerete sulla strada di alcun altro uomo?
Popolo di Orfalese, potrai soffocare il suono del tamburo e spezzare le
corde della lira,
ma chi comanderà che l'allodola non canti.
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