Lettera
di Karl Valentin
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Mio
caro amato,
con mani piene di lacrime prendo la penna nelle mie mani e ti scrivo.
Perché da tanto tempo non mi hai più scritto, quando ancora l’altro
giorno mi hai scritto che mi avresti scritto tu, se non ti scrivevo io?
Ieri mi ha scritto anche mio padre. Scrive di averti scritto. Ma tu non mi
hai scritto una parola sul fatto che lui ti ha scritto.
Se tu mi avessi scritto almeno una parola sul fatto che mio padre ti ha
scritto, io avrei scritto a mio padre che tu gli avresti voluto scrivere,
ma che purtroppo non avevi avuto tempo di scrivergli, altrimenti gli
avresti scritto.
E’ una cosa ben triste questo nostro scriverci, perché tu non hai
scritto in risposta ad uno solo degli scritti che io ti ho scritto.
Sarebbe diverso se tu non sapessi scrivere, perché allora io non ti
scriverei affatto, tu invece sai scrivere, però non scrivi lo stesso
quando io ti scrivo.
Chiudo il mio scritto con la speranza che ora finalmente mi scriverai,
altrimenti questo sarà l’ultimo scritto che ti ho scritto.
Se tu però anche questa volta non mi dovessi scrivere, scrivimi almeno
che non mi vuoi scrivere affatto, così se non altro saprò perché non mi
hai scritto.
Perdona la mia brutta scrittura, mi viene sempre il crampo dello scrivano
quando scrivo, a te naturalmente il crampo dello scrivano non verrà mai,
perché non scrivi mai.
Saluti e baci
Tua
N.N.
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Segnalata da Cate
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