Biografia
di Karl Valentin
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Karl Valentin (Valentin Ludwig Fey) nasce il 4 giugno 1882 a Monaco di Baviera e viene avviato da giovanissimo, dal padre, al mestiere di falegname.
Nel 1902 frequenta una scuola di varietà a Monaco, impara a suonare la cetra e inventa uno strumento musicale multiplo (orchestion ) con cui vorrebbe girare nei circhi della Germania ma l’impresa fallisce .
Inizia a scrive e a recitare i suoi primi monologhi nelle locande sul fiume Weser e nelle fumose birrerie di Monaco. Uno dei suoi monologhi “L’Acquario” ottiene un grande successo e Valentin viene scritturato.
Nel 1911 si sposa con Gisela Royes (la sua cameriera dalla quale ha una figlia) inizia il suo sodalizio artistico con la soubrette Liesl Karlstadt che durerà per 35 anni come collaboratrice di testi e di scena..
Nel 1913 inizia anche la sua vasta attività cinematografica ( più di 50 film dei quali, purtroppo, un terzo perduti).
Dal 1915 il successo è crescente e Valentin e la Karlstadt vengono ospitati in var locali a Monaco, realizzano tournée (Vienna, Zurigo, Berlino) ed escono i loro film muti.
Nel 1924 K.Valentin viene invitato a recitare ai Kammerspiele di Monaco e, finalmente, al teatro Della Augustenstrasse dove un suo spettacolo viene replicato per ben 650 volte.
Nel 1931 realizza il suo sogno di un teatro tutto suo (purtroppo chiuso per intervento censorio) e continua a scrivere testi (nel ’32 esce la sua prima raccolta) e continua a fare film questa volta con il sonoro. Con l’avvento del nazismo iniziano le difficoltà, le censure ed i divieti,V. non compare più in palcoscenico e peggiorano le sue condizioni economiche e diventa incline alla malinconia ed alla depressione. Solo dopo la guerra incide dialoghi e monologhi dei quali ne restano solo 85.
Nel 1948 riappare in scena al Simpl-Kabaret insieme a Liesl: si ammala però di broncopolmonite ed il 9 Febbraio muore.
Impossibile stabilire il numero esatto dei testi scritti da Valentin , che in parte sono andati perduti, il numero tra monologhi, dialoghi e scene, il numero si aggira approssimativamente tra i 400/450.
Popolarissimo in vita (e poi quasi dimenticato) è tornato a diventarlo in questi ultimi anni grazie alla pubblicazione delle sue opere complete presso l’editore Piper di Monaco: in Italia purtroppo esiste un unico testo tradotto ed edito da Adelphi “Tingeltangel” che chiaramente non rende la poliedricità di questo autore.
Di lui Bertold Brecht, grande ammiratore ed amico – suonava nell’orchestrina di Valentin il clarino e insieme si divertivano a costruire strani strumenti musicali- nel 1922 scrive
“Quando nel chiasso di una qualsiasi birreria di Monaco di Baviera, tra i rumori confusi dei boccali di birra, delle cantanti e delle gambe delle sedie entrava Karl Valentin con la sua faccia funerea, si aveva immediatamente la netta sensazione che quell’uomo non avrebbe fatto dello spirito. Lui stesso è una battuta di spirito. Quell’uomo è davvero un’autentica freddura. |
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Possiede una comicità del tutto asciutta, interiore, che non ha nulla di particolarmente bonario: giacché si tratta dell’inerzia della materia, dei più sottili godimenti che mai si possano suscitare. Viene messa in chiaro l’inadeguatezza di tutte le cose, compresi noi stessi. Quando quest’uomo, uno dei personaggi culturalmente più penetranti del nostro secolo, incarna agli occhi della gente semplice la connessione che esiste tra la placidità, stupidità e gusto di vivere, le vecchie rozze ridono e lo avvertono in profondità. Non si capisce perché non si dovrebbe mettere Karl Valentin sullo stesso piano del grande Charlie (Chaplin), con il quale ha in comune ben più della quasi totale rinuncia alla mimica ed agli psicologismi a buon mercato...”
K.Valentin maestro di comicità al tempo stesso surreale e iper reale,( il nonsense surreale dei suoi giochi linguistici), antesignano e inventore del kabarett con la clownerie, con il sapore della comicità metafisica anticipa il teatro dell’assurdo, rimanda al teatro del varietà, al caffé-concerto che ai primi del Novecento venne preso a modello delle drammaturgie di avanguardia per il ruolo che assume l’attore che doveva avere capacità di improvvisazione sia di testo che di situazioni di coinvolgere provocandolo il pubblico abbattendo così il muro-sipario che divide platea e palcoscenico e arriva così, attraverso una storia durata 80 anni ai giorni nostri riproponendo lo stesso tipo di comicità graffiante, disarmante, a volte cattiva, perfino “demenziale” ma sempre attualissima dello stralunato e irriverente autore di Monaco.
K.Valentin e B.Brecht furono due artisti rappresentanti due aspetti di una Germania viva, intelligente ed ironica, caratteristiche che stavano per essere ghermite e annientate nel baratro della follia nazista.
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